Hotel, ristoranti, agriturismi e strutture di ogni genere, sempre più spesso offrono con orgoglio gastronomia a chilometro zero. Questa espressione si sente ormai con tanta frequenza da dimenticarne il significato e la rilevanza. Che importanza ha acquistare o servire alimenti a chilometro zero? Conta davvero la distanza fra il luogo di produzione di un prodotto alimentare e quello in cui quest’ultimo viene consumato? E che peso ha questo tipo di scelta commerciale in un’economia come quella italiana?
Perché è importante consumare a chilometro zero?
Negli ultimi anni si è affermata come un valore la scelta di
consumare alimenti prodotti e coltivati all'interno di una stretta regione geografica, soprattutto se si tratta di cibi freschi come frutta, verdura, pesce e prodotti caseari.
Le strutture ricettive come agriturismi e B&B, che vantano fra le proprie USP uno stretto rapporto con il territorio e con le eccellenze locali, in Italia, contano molto sull’appeal del
chilometro zero. I vantaggi sono innumerevoli: chi si preoccupa della sostenibilità sarà felice di sapere che
l’impatto ambientale del prodotto finale si riduce drasticamente, se questo non deve essere trasportato per lunghe distanze. Ci sono inoltre prodotti che subiscono un inevitabile deterioramento della qualità, se non possono essere consumati immediatamente e che tendono a essere difficilmente reperibili al di fuori della loro area di distribuzione tradizionale. Tutti questi aspetti possono contribuire
all’unicità dell’offerta di una struttura, che si tratti di un resort collegato a una produzione vinicola in toscana, di una malga con produzione propria di formaggi o di una masseria salentina con un filo diretto con la piccola pesca locale.
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Riscoprire i valori dell’alimentazione può essere un’esperienza formativa
Fra chi organizza
viaggi incentive ed esperienze di
team building, i
mini-corsi di cucina sono estremamente popolari, tanto che molte strutture hanno iniziato a offrirle insieme ai pacchetti per le aziende. Se si abbinano questo tipo di esperienze ai
prodotti a chilometro zero, il risultato è ancora più interessante. Lo scopo di questo tipo di esperienze di team building, infatti, è quello di trasmettere
l’importanza del lavoro di gruppo e della coordinazione di più azioni per arrivare a un risultato, ma anche
stimolare la curiosità verso ciò che ci circonda. Da dove viene un prodotto alimentare? Come lo si produce e lo si prepara? Che percorso porta dagli ingredienti alla pietanza completa? L’esplorazione di questi aspetti, quando si tratta di prodotti locali, si fa particolarmente ricca, poiché alla gastronomia, nelle varie regioni italiane, è legata a profonde e complesse radici culturali e storiche, che permettono di trasformare l’esperienza in un viaggio affascinante.
Valorizzare le eccellenze italiane
Prediligere prodotti a chilometro zero per la propria struttura o scegliere strutture che offrano prodotti a chilometri zero è un ottimo modo per
valorizzare le eccellenze regionali italiane e
offrire a chi viaggia esperienze davvero uniche, non globalizzate e difficilmente replicabili. Imparare un’antica ricetta, degustare il prodotto di un’azienda agricola locale, sorseggiare un vino prodotto a pochi chilometri di distanza da dove si soggiorna sono tutte esperienze che conferiscono al viaggio una caratteristica quanto mai rara: quella della non replicabilità. Chi vive queste esperienze in Sicilia come in Trentino, in Umbria come nelle Cinque Terre, difficilmente potrà ripeterle in altre parti del mondo, poiché le attività e i prodotti scelti si collocano saldamente all’interno di una
tradizione ben precisa e richiedono competenze che non si trovano altrove. Questo permette a ogni struttura di costruirsi una propria USP, di fare un inventario dei propri punti di forza puntando prima di tutto sull’identità e sull’inconfondibilità della tradizione offerta. Anche questo è uno degli effetti positivi della produzione e del consumo a chilometro zero.