Chi è il mobility manager? Non molti hanno familiarità con questa figura, eppure, in Italia, viene riconosciuta dal 1998 e da maggio è obbligatoria per le aziende con più di 100 dipendenti e per i comuni con oltre 50.000 abitanti. A deciderlo è stato un decreto congiunto del ministro dei Trasporti e delle Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini e di quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
Questa figura ha un ruolo chiave nella ridefinizione della mobilità e non è un caso che il decreto che la rende obbligatoria sia stato approvato in piena pandemia, in un momento in cui il nostro intero concetto di mobilità, spostamento e perfino lavoro è stato rivoluzionato a livello mondiale. Questo decreto, in realtà, è quasi rivoluzionario per più di un motivo.
Che cosa fa un mobility manager?
Il mobility manager ha essenzialmente la funzione di pianificare gli spostamenti casa-lavoro di un'azienda pubblica o privata, da un lato diffondendo una cultura della mobilità sostenibile e incoraggiando nei dipendenti l'uso di mezzi alternativi all'auto privata e dall'altro interfacciandosi con gli enti locali preposti alla mobilità, come le aziende di trasporto pubblico. Il tutto coordinando con l'azienda scelte come la distribuzione e l'alternanza dello smart working e gli orari di lavoro.
Che cosa cambia con il decreto di maggio?
L'introduzione dell'obbligatorietà per le aziende interessate e l'assegnazione di un fondo a supporto dei MM per un totale di 50 milioni di Euro rappresentano un passo avanti concreto nell'intenzione di ridefinire la mobilità a livello nazionale, lavorando con tutte le parti in causa.
Solo un'azione coordinata che tenga conto simultaneamente degli orari scolastici e di lavoro, della richiesta di trasporto pubblico e della presenza di infrastrutture – come le piste ciclabili – e di opzioni alternative come il car-pooling o i servizi di car-sharing e bike-sharing può contribuire a creare un panorama urbano nel quale la sostenibilità ambientale e l'attenzione alle esigenze della popolazione convivano e facciano da base per un progetto di ampio respiro. Tutto questo avviene in un momento in cui il lavoro si ripensa, in cui gli spostamenti non necessari si evitano, in cui alcuni scoprono che lavorare da casa vuol dire riappropriarsi di larghe fette del proprio tempo e risparmiare risorse e si chiedono perché mai dovrebbero smettere di farlo. Al contempo, coloro che devono continuare a recarsi sul luogo di lavoro si interrogano su come farlo in modo sicuro e anche sostenibile.
Dare a queste esigenze una voce autentica, che possa essere ascoltata anche nelle sedi istituzionali – per esempio esponendo necessità e interagendo con chi gestisce i trasporti pubblici – rappresenta un elemento di progresso quasi senza precedenti in questo ambito.
Quanto costa la mobilità sostenibile?
Su scala nazionale un fondo di 50 milioni di Euro non è enorme. Bisogna però tenere presente che non è solo con quel fondo né solo con gli investimenti in infrastrutture che si raggiunge la sostenibilità e non è solo su progetti “con portafoglio” che lavora un mobility manager. Oltre agli investimenti veri e propri, come possono essere quelli dei comuni e delle aziende di trasporto pubblico, per esempio la costruzione di piste ciclabili o di nuove linee di tram e metropolitane, esistono iniziative che non prevedono un investimento di questo genere, ma che possono produrre enormi risultati.
Incentivare il car-pooling e organizzare i turni di lavoro in modo da renderlo più semplice e accessibile per i dipendenti, per esempio, è uno sforzo che richiede lavoro e flessibilità molto più di quanto non richieda un budget. Gestire in modo intelligente l'alternanza fra presenza in ufficio e home office, informare i dipendenti sulle alternative all'auto privata e sui servizi di car-sharing o identificare la possibilità di convenzioni con questo genere di servizi o altre aziende di mobilità è un ottimo modo di ridurre l'impatto ambientale della mobilità aziendale e anche la pressione sui singoli dipendenti, facilitando la gestione dei tempi e degli spostamenti.
Tutto questo contribuisce non solo a creare un ecosistema professionale più a misura d'uomo, ma anche a portare la sostenibilità in primo piano fra le priorità aziendali.