GECO EXPO

Intervista ad Antonio Rancati di CETRI TIRES

Una delle cose più belle che ci stanno accadendo durante la fase organizzativa di GECO è la possibilità di entrare in contatto con persone che dedicano la propria vita ad una causa, come quella della sostenibilità. Questo è il caso dell’incontro (virtuale) con Antonio Rancati, che dal 2010 è nel Comitato Scientifico del #CETRITIRES per il #GreenNewDeal nella Terza Rivoluzione Industriale dell'economista americano Jeremy Rifkin, di cui è Coordinatore Generale del centro studi europeo dal 2015 e nel Consiglio Direttivo per il triennio 2020-2023. Per le sue attività di green educational Andrea ha ricevuto nel 2016 dal Presidente del Senato la "Medaglia d'Oro di Palazzo Madama" e sarà speaker di una delle tavole rotonde di GECO sulle energie rinnovabili. Oggi lo conosciamo meglio scoprendo tutto (o quasi tutto) in tema di sostenibilità a partire dalla decarbonizzazione delle città all’idrogeno verde.

Da sempre ti occupi di temi legati alla tutela dell'ambiente: qual è, secondo te, tra le sfide più grandi quelle che dobbiamo affrontare in questo momento?

Credo che al centro del Green New Deal per una reale transizione energetica ci debbano essere i Comuni, tutti i Comuni italiani, impegnati a raggiungere gli obiettivi di Carbon Neutral sul loro territorio. I Sindaci e le loro amministrazioni devono essere i primi ad adottare e a mettere in atto tutte le pratiche per la decarbonizzazione delle città, che non è solo l'unica strada possibile per combattere i cambiamenti climatici, ma è una delle grandi opportunità di modernizzazione e sviluppo del Paese, anche nella creazione di nuovi e duraturi posti di lavoro, green jobs. Il nostro centro studi europeo Cetri-Tires è impegnato nel divulgare anche nei Comuni italiani i pilastri delle teorie dell’economista americano Jeremy Rifkin sulla terza rivoluzione industriale, per accompagnarli verso la transizione ambientale, economica e sociale richiesta dalla Commissione europea.

A che punto sono le indicazioni europee sulla via della sostenibilità e dell'ottimizzazione energetica?

La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha ribadito: “Non c’è bisogno di accelerazione più urgente di quando si tratta del futuro del nostro fragile pianeta”. Sappiamo che il cambiamento è necessario e sappiamo anche che è possibile. L’European Green Deal è il nostro modello per realizzare questa trasformazione. Al centro di tutto c’è la nostra missione: diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. L'obiettivo del Green Deal europeo è quello di diminuire del 60% le emissioni di CO2 entro il 2030 e poi entro il 2050 divenire Carbon Neutral. Dobbiamo eliminare le emissioni di CO2, debellare le fonti fossili; in altre parole, dobbiamo decarbonizzare non solo le nostre città, ma i piccoli comuni, i borghi e le aree rurali.  

Cosa dobbiamo fare in Italia? Quali soggetti devono essere coinvolti?

Dobbiamo continuare a sensibilizzare sulle azioni individuali, ma soprattutto introdurre misure amministrative e legislative partendo dalle nostre città, le Province, le Regioni. Bisogna riformulare il sistema economico/finanziario. C'è urgente bisogno di trovare una nuova etica che pone al centro il benessere dell'uomo e della natura. Bisogna abbandonare l'egoismo e iniziare a pensare seriamente alle nuove generazioni e al pianeta che lasceremo loro. Adesso, più di prima, dobbiamo accompagnare la transizione energetica fuori dalla paralisi sanitaria che ha bloccato l'economia. L'emergenza sanitaria ha messo al tappeto le principali economie dell'area Euro. Il Recovery Plan lanciato dall'Europa e consistente in 750 miliardi di euro, dovrà essere basato su una transizione economica sostenibile. Non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Il 37% delle misure dovrà essere destinato all'obiettivo della transizione ecologica, in coerenza con il Green Deal europeo che punta a raggiungere la neutralità climatica nel Vecchio Continente entro il 2050. Dobbiamo in pratica entrare in un concetto completamente diverso che rappresenti una nuova economia a zero emissioni.  

Quest'anno si è parlato molto di sostenibilità, spesso come antidoto alla crisi. Davvero possiamo rilanciare la nostra economia mettendo l'ambiente al primo posto?

Sicuramente, i concetti di Papa Francesco nella sua Enciclica “verde” Laudato si' del 2015 e i movimenti giovanili Friday for Future sull’onda emotiva di Greta Thunberg, riprenderanno con ancora più slancio quando usciremo da questa pandemia. Molti credono che i temi ambientali si sono spenti con il Coronavirus, ma invece sotto traccia sta succedendo il contrario, perché le persone si stanno rendendo conto sempre di più che in questo mondo globalizzato la Terra è unica e fragile. Molti studi scientifici stanno dimostrando che c’è una correlazione tra i cambiamenti climatici e la diffusione del Covid19, che come tutti i virus sono in natura da 300 milioni di anni, molto prima della presenza dell’uomo. E siamo stati proprio noi a portarli nella civiltà, andando a disboscare dove essi vivono, nutrendoci di animali in contatto con questi virus e portando così le malattie nelle grandi megalopoli e in ogni angolo del pianeta.  

Nella tua carriera ti sei occupato di energia, di tutela degli ecosistemi marini e di riduzione dei rifiuti e delle plastiche usa e getta: esiste, secondo te, un tema più urgente degli altri o dobbiamo occuparci di tutti allo stesso livello?

Da oramai due anni, con la campagna nazionale “Plastic Free” del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, lanciata il 4 giugno del 2018, sono impegnato con grande convinzione, sia nelle mie attività di public affairs sia in quelle di green educational, nell’abolizione della plastica monouso in tutti i settori. Nelle varie attività associative, che seguo in prima persona, abbiamo ottenuto al Senato l'approvazione nel Ddl della direttiva europea 2019-2020 con la delega per la plastica monouso, includendo anche l’emendamento che prevede la progressiva riduzione dei bicchieri di plastica monouso. Ora l’emendamento deve passare al voto della Camera dei Deputati per la votazione finale. Sarebbe un risultato importante perché nel suo disegno originale la Direttiva Europea "Single Use Plastic", che prevede la messa al bando di alcuni oggetti in plastica monouso come piatti, posate e cannucce, non includeva i bicchieri, nonostante essi rappresentino a livello globale circa il 20% di tutti i rifiuti marini. Un problema particolarmente ingente in Italia: solo nel nostro Paese si consumano oltre 20 milioni di bicchieri di plastica al giorno cioè tra i 6 e i 7 miliardi all’anno.  
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Quali sono le attività legate alla sostenibilità che ti sembrano più interessanti in questo momento?

Tutte quelle iniziative istituzionali e progetti di società innovative improntate al cambiamento sono importanti e fondamentali per la sensibilizzazione della cittadinanza, a partire dalla scuola, un ambito che mi sta parecchio a cuore, per insegnare alle nuove generazioni a vivere in un mondo più pulito. Alla maggior parte delle persone, mancano informazioni basilari per capire quanto siano importanti le azioni da intraprendere. Dobbiamo partire dagli studenti per entrare in tutte le famiglie e nella loro vita di tutti i giorni, nei rapporti sociali e lavorativi. Dobbiamo mettere in atto il Green Deal in tutti gli ambiti. Lo dobbiamo fare avendo ben preciso l'obiettivo e poi disquisire cosa cominciare a fare da subito. Una Road-Map che pianifichi in modo dettagliato la terza rivoluzione industriale. Una conferenza per ogni Comune che riunisca i settori chiave, dalle PMI al settore ICT, quella delle telecomunicazioni, l'industria elettronica, il settore dei trasporti e quello della logistica, il settore immobiliare, l'edilizia, le industrie manifatturiere, l'agricoltura, le bioscienze, il settore viaggi e turismo. Un nuovo modello economico sociale e inclusivo che riassegni il valore all'individuo in un’ottica di società della conoscenza e della cultura, delle scelte condivise e partecipate in cui si valorizzi la qualità in contrapposizione alla quantità. Il Green Deal riguarderà il benessere dei cittadini, la prosperità della società, la competitività della sua economia, l’efficienza energetica, la sicurezza, la salute e la protezione dei consumatori vulnerabili, la solidarietà e l’approccio scientifico dei provvedimenti futuri. In pratica tutti i 17 Goals dell'Agenda 2030 e per rispettare gli impegni dell'Accordo di Parigi.

Su quali tecnologie dovremmo puntare per creare un'economia davvero sostenibile?

Il Green Deal europeo avrà tra i suoli pilastri la transizione energetica con l’idrogeno verde, che è molto più vicino di quanto si pensi. In questi ultimi mesi il Green New Deal e l’Idrogeno Verde sono balzati agli onori della cronaca anche sui grandi mezzi di comunicazione, che hanno messo in luce che sulla strategia europea per l’idrogeno si sono addensate molte ombre. E c’è chi ne approfitta. Parlo di tutto il vecchio mondo "fossile", che non vuole lasciare rendite di potere miliardarie che inquinano il pianeta. Inoltre le aperture europee verso tecnologie oramai desuete che implicano il sequestro del carbonio (Carbon Capture and Storage, o CCS) sono altamente contraddittorie, in quanto il costo reale di questa tecnologia è sconosciuto e probabilmente ben più alto di quanto millantato dalle lobby del gas. Infatti sia la Commissione europea sia la Corte Europea dei Conti hanno rilevato tutto questo e dichiarato uno spreco i fondi spesi dall’UE per il programma di CCS del 2010, ma ogni anno, giga tonnellate di CO2 e altri gas serra, come il metano, vengono immessi nell’atmosfera. La somma di tutte le emissioni assume un ruolo determinante nella crisi climatica, ecco perché è fondamentale che nel bilancio dei gas a effetto serra vengano forniti dati precisi sulle quantità che è possibile emettere al fine di rispettare l’obiettivo climatico di Parigi. Il suddetto budget, richiesto da tempo da scienziati e attivisti del clima, sarà proposto dalla Commissione nel 2021 e sarà utilizzato come parametro di controllo per tutte le proposte legislative. Ogni anno gli Stati membri dell’UE elargiscono 137 miliardi di euro di sussidi al settore del carbone, del petrolio e del gas. Si tratta di cifre ingenti che potrebbero essere investite massicciamente nel comparto delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della green economy. Proprio di questi sviluppi ne parlerò in occasione di GECO, perché, tra tutti questi comparti, in pochissimo tempo, si diffonderà l'utilizzo dell'Idrogeno Verde. [caption id="attachment_3115" align="alignleft" width="379"] Antonio Rancati con il professor Jeremy Rifkin[/caption]

Perché hai scelto di sostenere GECO?

Fin dai primi colloqui con gli organizzatori di GECO ho trovato dei giovani dinamici, con tanta voglia di mettersi in gioco in una sfida complessa di fronte a sé, nel disegnare un nuovo sviluppo per il paese. Necessita un senso di responsabilità e competenze elevate, capaci di raggiungere traguardi importanti. In GECO vedo la volontà di coniugare ambiente e società, inclusione e benessere, lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia dell’ambiente e della salute è possibile con un approccio che deve essere integrato e con una visione a lungo termine. Vedo che vuole portare le idee del nostro prof.  Jeremy Rifkin in ogni realtà affinché tutti possano vivere in un mondo migliore: "L'umanità è cieca di fronte al cambiamento climatico: qualsiasi persona di senno, con la propria casa in fiamme e i familiari dentro, farebbe di tutto per salvarli; eppure, nonostante il nostro mondo stia bruciando, la grande famiglia umana non si adopera granché per salvarsi. Quello dei cambiamenti climatici è uno dei grandi dilemmi contemporanei che vedono l'umanità cieca e pressoché inerme di fronte alla propria veloce estinzione auto-provocata."  
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Pubblicato il 19-11-2020

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